Mi chiamo Irene, vengo da un piccolo paesino della Puglia, ma ormai da anni vivo a Perugia e mi sento quasi figlia di questa comunità. Sono molte le persone alle quali devo la mia conversione a Cristo. Posso testimoniare che l’esempio dei miei genitori, la loro fede, il loro zelo, amore, costanza e allegrezza nel servire il Signore, nei buoni e nei cattivi giorni, sono stati per me come le briciole di pane fatte cadere sulla strada per portarmi sul sentiero della salvez-za. La mia è sempre stata una vita vissuta, fin dall’infanzia, nella semplicità e nella spensieratezza più assolute.
Pur essendo una famiglia numero-sa (ho ben cinque sorelle!), spesso in difficoltà economica, c’e’ stata sempre una consuetudine costan-te in famiglia, vale a dire la pre-ghiera. Ho diversi ricordi della mia fanciullezza, ma uno in particolare mi ha segnato: un giorno, entrando in casa, mio padre esclamò con un sospiro: “Tutti a pregare in cucina! Abbiamo un problema che solo Dio può risolvere”. Avevo cinque anni, e ricordo che non riuscivo a stare troppo tempo con gli occhi chiusi, così guardavo il resto della famiglia. Chi in ginoc-chio, chi piangeva e, io, a un certo punto sentii nel mio cuore un calore che non dimenticherò mai. Più tardi realizzai che, per la pri-ma volta, avevo sentito la pre-senza di Dio nella mia vita! Da allora, crescendo, ebbi l’opportu-nità di ascoltare e di leggere le parole scritte nella Bibbia, di co-noscere che c’è un Dio che si è fatto bambino, adolescente e uo-mo come noi per riscattare la no-stra vita dal peccato e per donare gioia al nostro cuore.
Fino ai primi anni della mia adole-scenza, l’entusiasmo per le storie e i personaggi della Bibbia riempi-vano il mio cuore.
All’età di circa 14 anni cominciai, invece, a sperimentare le mie pri-me delusioni: le amicizie, la scuo-la, la mia stessa famiglia e spesso anche la chiesa; le scelte e le re-sponsabilità delle mie azioni han-no iniziato a farmi sentire un gros-so peso sulle spalle, e guardando-mi dentro ho visto qualcosa di cui non mi ero mai resa conto: ero triste, sola e, anche se intorno a me splendeva il sole, vedevo solo una grande oscurità. Nonostante partecipassi a mille incontri in chiesa o nei campeggi, il mio vuo-to non si riempiva. Una sera, rima-sta sola a casa, feci di tutto cuore ciò che forse non avevo mai fatto prima: presi una Bibbia tra le ma-ni, chiusi gli occhi e chiesi a Dio di trasformare la mia vita e di parlar-mi, risanando tutte le mie ferite e i miei problemi.
irene pizzulli “Tornate a colui dal quale vi siete profondamente allontanati(Is.31:6) furono le parole che lessi e sentii rimbombare quasi in tutto il mio corpo. Crescere in un’auten-tica famiglia cristiana non mi assi-curava la grazia, la pace e la sal-vezza. Ero lontana da Dio come qualunque persona non avesse mai sentito parlare di Lui. Quella sera, la mia stanza divenne il luo-go in cui incontrai da vicino Gesù ed Egli mi salvò. Da quel momen-to Gesù divenne il mio migliore Amico, Confidente, Padre, Fratel-lo, Maestro… il mio tutto! Tante sono state le difficoltà e, di lì a poco dovetti andare lontano da casa per studiare, ma Cristo è stato la mia famiglia e in Lui so, anco-ra oggi e in futuro, di trovare sem-pre tutto ciò di cui ho bisogno, perché Dio è fedele!