Mi chiamo Raffaele, sono nato a Napoli in una famiglia cattolica e fin da bambino i miei genitori, seppur privi della conoscenza delle Sacre Scritture, mi hanno impartito l’importanza dei valori morali e di Dio. Da parte di mia madre, in particolar modo, ho ricevuto vari insegnamenti riguardanti Dio tramandati però dalle tradizioni della chiesa cattolica.
All’età di 12 anni circa, iniziai a servire il Signore come chierichetto in una chiesa vicino casa. In famiglia avevamo varie Bibbie e iniziai a leggerla, ma poiché partivo sempre dalla Genesi, non apprendevo tanto e questo scoraggiava la mia lettura. Benché avessi poca conoscenza della Bibbia e, di conseguenza della volontà di Dio per gli uomini, riscontravo nelle dottrine adottate dalla chiesa cattolica una certa antitesi con le Scritture, così cominciai a contraddire gli insegnamenti di mia madre e ad allontanarmi dalla chiesa. La mia adolescenza è proseguita precocemente quanto a esperienze mondane. Quello fu un periodo in cui mi immersi totalmente nel mondo, nei suoi usi e costumi, avevo sempre un rapporto personale con Dio, pregavo, ma non sempre con le preghiere che avevo imparato in passato, anzi, spesso ci parlavo confidandoGli tutto, cosciente del fatto che a Dio nulla si può nascondere e ricordo una frase che spesso dicevo:”Io non voglio meritare il paradiso, desidero che sia un dono di Dio”. Di una cosa sono certo, non era un finto orgoglio, ma era un vero e proprio desiderio di sottomissione alla volontà di Dio benché ne fossi molto lontano e la mia frenetica vita mondana mi impediva di pensare di più al mio rapporto con Lui.
Ricordo che mi faceva piacere, però, se qualcuno, fermandomi per strada, mi parlava di Dio, anche se non riuscivo a donare la mia fiducia a nessuna di quelle persone. Poi all’età di circa 24 anni mi fidanzai con una ragazza figlia di credenti; lei non era convertita, ma è stato il primo approccio con credenti evangelici. Dopo alcuni mesi dovetti trasferirmi per lavoro in un paesino non molto lontano da Napoli. Lì feci subito amicizia con Enzo, il falegname, con il quale condividevo la passione per il mare e per l’attività di pesca subacquea in apnea. Suo padre, che lavorava con lui, spesso ci prendeva in giro dicendoci che qualche volta saremmo scesi senza più risalire, così Enzo gli rispose: ”sta scritto: e il mare restituirà i suoi morti”. Riconobbi subito che quella frase proveniva dalla Bibbia, dall’Apocalisse, libro che mi affascinava e che durante la mia adolescenza avevo letto con più piacere.
Un giorno, verso l’ora di pranzo, lui era seduto in auto e ascoltava musica cristiana ed io gli chiesi di parlarmi di Cristo. Come se sapesse che molte persone mi avevano già parlato di Dio, ma che nessuno mi aveva mai fatto avvicinare a Lui, il mio amico mi rispose: ”se io ti parlo tu ascolterai un altro uomo, leggi la Bibbia”. A casa ne avevo una, ma era divisa in tre enormi volumi e oltretutto scritta in un italiano poco comprensibile per me, così lui mi promise di regalarmene una il lunedì successivo.
Coltivavo nel mio cuore il desiderio di conoscere veramente Dio e la Sua volontà e non vedevo l’ora di poter stringere tra le mie mani quel meraviglioso libro. Finalmente ricevetti la Bibbia. Ne fui felice, era il regalo più bello che avessi mai ricevuto nella mia vita: questo l’effetto che mi fece, così la aprii e sulla prima pagina c’era una dedica scritta da Enzo (ancor oggi non sa della mia conversione, purtroppo) che diceva pressappoco così: ”Questo libro ha cambiato la mia vita, spero faccia lo stesso anche con te” seguito dal passo di Giovanni 3:16 “Poiché Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna”. Fu allora che i miei occhi si aprirono!
Finalmente per me aveva un senso il sacrificio di Cristo, finalmente avevo capito qual’era la volontà di Dio, ricordo quanti insegnamenti vuoti e futili ricevetti al catechismo da piccolo, mentre un solo passo della Scrittura mi cambiò la vita. Tornai a Napoli e andando a casa della mia (oggi ex) fidanzata vi trovai il pastore della comunità battista, che i miei suoceri frequentavano, che insieme a loro e ad altri fratelli meditavano la Bibbia e pregavano. Ne rimansi affascinato perché quel pastore non faceva come i preti che avevo incontrato fino allora; lui non andava mai fuori da ciò che stava leggendo, ma tutto era sottoposto alla Scrittura. Mio suocero iniziò a parlami di Dio e mi invitò ad una serata evangelistica di piazza e ricordo che mi anticipò anche dell’invito che il pastore avrebbe rivolto alla fine della riunione per chi avesse voluto accettare Cristo nel proprio cuore. Mi consigliò vivamente di non alzarmi per fare piacere a lui, così io quella sera, per quanto fremessi nello spirito per alzarmi, non lo feci. Il giorno seguente tornai a quella riunione e non appena il pastore fece nuovamente l’invito di accettare Gesù Cristo, mi alzai e accettai Gesù come mio personale Salvatore e Signore della mia vita.
Che magnifico giorno: ero felice, sentivo di aver ricevuto molto di più di quanto io mi aspettassi dalla vita e mi tornò in mente quella frase che dicevo da bambino: ”non voglio meritare il paradiso”, infatti, il dono di Dio della vita eterna è gratuito e immeritato per tutti. Grazie alla Sua infinita misericordia me ne ero appropriato anch’io quella sera.